lunedì 8 febbraio 2016

I rifugiati Siriani ricreano i monumenti distrutti per ricordare la propria ricchezza architettonica e culturale

Ismail Hariri scolpisce una figura nella roccia


Il conflitto che ha distrutto la Siria continua a costringere milioni di persone a scappare dalla guerra, fuggendo una realtà di distruzione assolutamente insopportabile. La situazione dei rifugiati è drammatica, costretti a guardare i propri cari che muoiono e il proprio paese lentamente disintegrato da un conflitto senza senso. Oltre al dolore personale, la popolazione Siriana ha dovuto fronteggiare lo scempio morale della distruzione delle proprie antichità archeologiche, come ad esempio l’antica e bellissima città di Palmira, patrimonio mondiale dell’UNESCO che, oggi, è ormai quasi perduta. I rifugiati non sono stati in grado di fare nulla, ma hanno soltanto potuto guardare l’ISIS che distruggeva un patrimonio artistico e culturale con oltre 2 millenni di storia.
Il campo profughi di Za’atari nella confinante Giordania è il secondo più grande del mondo, e sta lentamente diventando un insediamento permanente per le persone in fuga dalla Siria. Qui un gruppo di artisti siriani hanno ricreato dei modellini in miniatura dei monumenti che sono stati distrutti dall’ISIS. Questi piccoli modelli sono un atto di sfida nei confronti dello stato islamico: i siti originali possono anche esser distrutti, ma la ricca storia della Siria non andrà mai perduta.
In un colloquio con l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), Mahmoud Hariri, un insegnante d’arte e pittore siriano, ha spiegato: “Questo è un modo per non dimenticare. Come artisti, abbiamo un ruolo importante da svolgere. Molto di ciò che sappiamo delle antiche civiltà e della preistoria ci è stato tramandato mediante geroglifici o pitture rupestri. Le repliche sono state realizzate utilizzando qualsiasi materiale, dall’argilla alla roccia ma anche al kebab o al legno di scarto. Nonostante la povertà dei materiali, i piccoli modelli sono un simbolo importante per raffigurare la determinazione del nostro popolo".



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