martedì 23 agosto 2016

La distruzione di beni artistici diventa un crimine di guerra

Articolo da La Stampa 22 agosto 2016

All’Aja per la prima volta va alla sbarra un jihadista accusato di aver partecipato 
alladistruzione di nove monumenti a Timbuctù in Mali
AP
Un uomo prega sui resti di un mausoleo islamico devastato dai terroristi a Timbuctù

22/08/2016
PRETORIA (SUDAFRICA)
Per la prima volta in assoluto la Corte penale internazionale dell’Aia potrebbe condannare per crimini contro l’umanità un jihadista del Mali per aver distrutto monumenti storici e religiosi. Una pietra miliare nel diritto che d’ora in poi paragonerebbe omicidi di massa alla demolizione del patrimonio culturale. 


L’imputato del processo, che da oggi entra nella fase finale per arrivare a sentenza entro fine settimana, è Ahmad Al Faqih al-Mahdi, noto come Abu Tourab, in custodia all’Aia dal 26 settembre 2015 con l’accusa di aver distrutto nel 2012 a Timbuctù nove tra moschee e mausolei costruiti tra il XIII e il XVII secolo. Un’azione voluta dal gruppo jihadista Ansar Dine, affiliato ad Al-Qaida nel Maghreb (Aqim), mirata a radere al suolo le tombe dei santi musulmani considerati apostati da parte dei terroristi. In quanto ex guida turistica, i terroristi misero al-Mahdi a capo della brigata Hesbah, con l’obbiettivo di eliminare le testimonianze dei santi sufi, profanare i simboli religiosi e bruciare i preziosi manoscritti del XIII secolo. Operazione riuscita solo in parte grazie all’azione eroica di Abdel Kader Haidara, un collezionista privato che venuto a sapere dei piani dei miliziani, nel pieno della guerra civile del 2012, riuscì a mettere in salvo quasi tutti i 400 mila manoscritti portandoli nella capitale Bamako via terra e via mare.  

«Ci troviamo di fronte a un caso di sfregio della dignità e dell’identità di un’intera popolazione e delle sue radici etniche e religiose», ha affermato Fatou Bensouda, il pubblico ministero che guida le indagini. Arrestato dalle truppe francesi e detenuto in Niger prima di essere trasferito all’Aia, al-Mahdi è anche il primo imputato che si riconosce colpevole dei crimini di cui è accusato, come ha confermato anche il suo avvocato: «Vuole essere onesto con sé stesso e chiedere perdono alla gente di Timbuctù e del Mali». 

Il suo non è il primo caso di jihadismo contro il patrimonio culturale. Era successo con i taleban in Afghanistan, colpevoli di aver fatto esplodere i Buddha di Bamiyan, e la stessa sorte era capitata ai tesori di Nimrud in Iraq e di Palmira in Siria a opera dello Stato Islamico.