martedì 7 febbraio 2017

L'Italia salva l'arte ferita di Palmira

L'uomo ha ancora il volto ferito dalle martellate della ferocia barbara dell'Isis. Ma per lui si sta preparando una sofisticatissima stampa in 3D con sinterizzazione di polveri di nylons, che gli restituirà i lineamenti gentili da aristocratico. Lei, invece, frammento dopo frammento, è tornata bellissima, con il velo che le copre la testa e i gioielli che le fermano il mantello sulla spalla. Sono i due busti funerari del II-III secolo d.C, icone dell'arte ferita a Palmira salvate in extremis nel 2015 dal Museo della città devastata, che per la prima volta hanno lasciato la loro terra temporaneamente affidate all'Italia dopo un avventuroso viaggio tra frontiere e posti di blocco, grazie all'accordo tra l'Associazione Incontro di Civiltà e la Direzione delle antichità di Damasco.




Esposte alla mostra al Colosseo "Rinascere dalle distruzioni, Ebla, Nimrub, Palmira", sono ora in "cura" ai laboratori dell'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, che li riconsegnerà alla Siria a fine mese. "Una piccola operazione miracolosa", commenta il presidente di Incontro di Civiltà, Francesco Rutelli, annunciando che la mostra "proseguirà con altri capitoli in futuro". E soprattutto, aggiunge il Ministro di beni culturali e turismo, Dario Franceschini: "una grande prova della qualità riconosciuta in tutto il mondo dei nostri istituti e dell'affidabilità acquistata dal nostro paese in questi decenni". (ANSA.it)