Dai
saccheggi nazisti ai disastri naturali e alla furia dell’Is Una mostra
racconta gli uomini e le donne che difesero statue, templi e dipinti.
Anche a costo della loro stessa vita
Chi salverà i Monuments Men da La Repubblica 27 marzo 2016
ROBERT M. EDSEL
KHALED AL-ASAAD, OTTANTATRÉ ANNI,
archeologo siriano in pensione noto con il soprannome di Mister Palmira per la
sua straordinaria conoscenza di quella venerata città di epoca romana, è stato
giustiziato lo scorso agosto 2015. Jihadisti dello Stato Islamico lo hanno
pubblicamente decapitato, appendendo poi per i polsi il suo corpo a un
semaforo, con la testa ai suoi piedi. Attaccato alla vita, un cartello elencava
i presunti crimini: partecipazione a “conferenze di infedeli” e “direttore di
idolatria” per la passione di una vita dedicata a documentare e condividere la
storia di Palmira, sua città natale. L’attuale direttore dei musei siriani ha
fornito una spiegazione più razionale: nonostante i ripetuti interrogatori,
al-Asaad aveva rifiutato di confessare il luogo dove statue e altre opere
d’arte erano state nascoste per proteggerle dall’arrivo dei militanti dell’Is.
Quella di Khaled al-Asaad non è la prima
morte al servizio dell’arte in tempo di guerra. Già durante il Secondo
conflitto mondiale, nel marzo 1945, il maggiore Ronald Balfour, Monuments Man
inglese, fu ucciso da una granata mentre rimuoveva tesori artistici dalla
Chiesa di Cristo Re a Kleve, in Germania. Il mese successivo, un colpo di
mitragliatrice costò la vita al Monuments Man americano capitano Walter
Huchthausen mentre controllava un rapporto di arte trafugata. Seppure fossero
due studiosi, Balfour e Huchthausen indossavano uniformi militari. Al-Asaad era
invece un semplice civile, armato solamente della sua vasta conoscenza della
grande Palmira. La sua determinazione nel proteggere quel che restava di quella
grande civiltà si può paragonare a quella della grande eroina francese Rose
Valland. Dal 1940 al 1944, questa donna modesta lavorò come custode del piccolo
museo parigino che i nazisti avevano requisito per le loro operazioni di
saccheggio, e ne spiò per tutto il tempo le attività. Sospettata e per due
volte minacciata di esecuzione sommaria, la Valland continuò la sua opera, e fu
una fortuna. I suoi appunti segreti che registravano l’arrivo di arte trafugata
e la successiva spedizione verso la Germania si rivelarono di fondamentale
importanza per la scoperta di più di ventimila opera d’arte da parte dei
Monuments Men. Rose Valland si unì in seguito a loro e proseguì la ricerca
delle opere d’arte disperse fino alla sua morte nel 1980.
L’orribile uccisione di al-Asaad, così
come la morte di Balfour e Huchthausen, testimoniano quanto possa costare
proteggere opere d’arte e altri beni culturali durante i conflitti ar- mati.
Balfour e Huchthausen ne erano consapevoli prima di arruolarsi come volontari,
ma vollero ugualmente servire la causa. Anche al-Asaad, secondo il figlio
Walid, conosceva il rischio di restare nella sua città natale nonostante le
numerose opportunità di fuggire prima dell’accerchiamento di Palmira da parte
delle truppe dell’Is. A questo punto la domanda è: ma l’arte vale una vita?
È una domanda che mira dritto al cuore
della missione dei Monuments Men durante la Seconda guerra mondiale, così come
a quella di tanti volontari che allora come oggi rischiano la propria vita per
salvare il patrimonio culturale dell’umanità. Il comandante supremo delle forze
alleate, Eisenhower, credeva che la risposta dovesse essere «no», sostenendo
che una vita umana conta «infinitamente» di più. Il Monuments Man capitano
Deane Keller, professore di storia dell’arte presso l’Università di Yale e
artista lui stesso, era d’accordo. Keller, che nei suoi tre anni di servizio in
Italia venne a trovarsi per oltre un anno nella zona di combattimento, scrisse
che «la vita di un giovane americano vale più di qualsiasi monumento». E
tuttavia fece una distinzione fondamentale: tra la differenza nel rischiare la
vita per salvare un oggetto d’arte rispetto a rischiare la vita per una causa.
Come gli altri Monuments Men, Keller considerò un privilegio poter
rappresentare la propria nazione nella lotta per difendere la libertà di
espressione creativa degli artisti, e preservare i più grandi esempi di quanto
creato dagli artisti del passato.
Anche il generale Eisenhower si espresse
sull’argomento, dicendo nel 1946 che «almeno per quanto riguarda una
democrazia, gli ideali per cui [una guerra] viene combattuta vivono oltre il
materialismo e la distruttività della guerra». Anche il Monuments Man tenente
comandante George Stout, quando nel 1943 aveva dovuto perorare presso il
presidente americano Roosevelt la necessità di creare un’unità per la
protezione del patrimonio culturale, si era espresso con chiarezza e passione:
«La salvaguardia di questi beni… dimostrerà il nostro rispetto per le credenze
e i costumi di tutti e testimonierà che queste opere non sono patrimonio di un
unico popolo ma dell’intera umanità. Preservarle fa parte della responsabilità
che grava sui governi delle Nazioni Unite». Roosevelt fu d’accordo. Balfour,
Huchthausen e oggi al-Asaad a Palmira hanno onorato questi alti ideali. Le
Nazioni Unite ancora no.
Robert M. Edsel è autore di tre libri
sull’argomento A uno di questi, “ Monuments Men: eroi alleati, ladri nazisti e
la più grande caccia al tesoro della Storia” ( Sperling& Kupfer) si è
ispirato il regista, attore e produttore George Clooney per il suo film del
2014
©RIPRODUZIONE RISERVATA
L'articolo di Repubblica domenica 27 marzo 2016 |
LA MOSTRA
AL GRANDE “ESERCITO” DEI MONUMENTS MEN È DEDICATA LA MOSTRA “SALVARE LA MEMORIA (LA BELLEZZA, L’ARTE, LA STORIA) STORIE DI DISTRUZIONI E RINASCITA”, A CURA DI ELENA MARIA MENOTTI E SANDRINA BANDERA, AL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI MANTOVA FINO AL 5 GIUGNO. NELLA FOTO GRANDE, IL PALAZZO DI HANUMAN DHOKA RIDOTTO IN MACERIE, A KATHMANDU, DOPO IL VIOLENTO TERREMOTO CHE HA SCONVOLTO IL NEPAL IL 25 APRILE 2015: TRA I MONUMENTS MEN DEL XXI SECOLO ARRIVATI IN NEPAL A DARE UNA MANO DOPO LA TRAGEDIA C’ERA ANCHE UN GRUPPO DI RESTAURATORI ITALIANI
Nessun commento:
Posta un commento