venerdì 20 gennaio 2017

Carla Fracci al Carlo Gesualdo: “Forse sarà l’ultimo spettacolo”


di ILARIA URBANI per La Repubblica

ACCOLTA in ottobre come una regina per i suoi ottant’anni al San Carlo, Carla Fracci torna in terra campana per danzare per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Carlo Gesualdo ad Avellino stasera alle 21 nei panni di Thalassa, la Regina degli abissi in Shèhèrazade e le mille e una notte. Un atto unico in cinque quadri ispirato ai racconti d’oriente di Antoine Galland, melodie del compositore russo Nikolaj Rimsky-Korsakov, con le coreografie di Fredy Franzutti (biglietti 20 euro). Un leggendario balletto che è anche un omaggio alla gloriosa storia dell’antica città di Palmira, i cui reperti archeologici sono stati distrutti dall’Isis nell’estate 2015 . Da Avellino Carla Fracci, icona della danza mondiale, lancia un appello per l’arte che va sostenuta contro ogni violenza: «La danza è pace, è arte, è bellezza e va sempre supportata. L’entusiasmo dei giovani per la danza c’è ed è ancora tanto, ma la danza va sostenuta dal governo, dalle istituzioni. Speriamo che le cose possano migliorare, questo momento è molto difficile, anche per le compagnie che devono essere ospitate. Chiedo un aiuto per il balletto e per la danza». Un riscatto che può nascere proprio dal Sud: «Ma dobbiamo essere positivi - prosegue la Fracci - e ottimisti, le cose possono cambiare. Siete fortunati ad avere un teatro bellissimo e la volontà di fare cultura, è consolante per tutti. È necessario incentivare il Sud, bisogna incentivare sempre di più la cultura al Sud». La Fracci ricorda il madrigale di Stravinsky dedicato al principe Carlo Gesualdo cui è intitolato il teatro irpino e fantastica un futuro progetto ispirato a quel componimento. Classe, determinazione e passione immutate nel tempo: «La danza mi ha dato tutto - racconta la Fracci - Non so se questo spettacolo sarà il mio addio alle scene o se ce ne sarà un altro. Lo spettacolo è impegnativo: è importante avere energie muscolari. Per ottenerlo serve lavoro quotidiano, esercizio ». E poi con ironia spazza via lo spettro della nostalgia: «Ho interpretato tanti ruoli, tutte le eroine in scena, sono morta tante volte…». «L’esotismo di Shéhérazade - spiega il coreografo Franzutti - è inteso non solo come fascino per un generico “altrove”, ma come ammirazione per il lusso e la lussuria dell’oriente lontano, proponendo un momento di riflessione sulla gloriosa storia dei paesi arabo- musulmani, sui fasti di Bagdad, sulla potenza della città di Palmira». In scena con la Fracci l’attore Andrea Sirianni nel doppio ruolo di Shéhérazade e del Sultano, il danzatore cubano Carlos Alberto Montalvan Tovàr è Sindbad, il marinaio e i primi ballerini Nuria Salado Fustè e Alessandro De Ceglia sono rispettivamente Zobeide e il principe Assan.

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