Ismail Hariri scolpisce una figura nella roccia |
Il conflitto che ha distrutto la Siria continua a costringere milioni
di persone a scappare dalla guerra, fuggendo una realtà di
distruzione assolutamente insopportabile. La situazione dei rifugiati è
drammatica, costretti a guardare i propri cari che muoiono e il proprio
paese lentamente disintegrato da un conflitto senza senso. Oltre al
dolore personale, la popolazione Siriana ha dovuto fronteggiare lo
scempio morale della distruzione delle proprie antichità archeologiche,
come ad esempio l’antica e bellissima città di Palmira, patrimonio
mondiale dell’UNESCO che, oggi, è ormai quasi perduta. I rifugiati non
sono stati in grado di fare nulla, ma hanno soltanto potuto guardare
l’ISIS che distruggeva un patrimonio artistico e culturale con oltre 2
millenni di storia.
Il campo profughi di Za’atari nella confinante Giordania è il secondo
più grande del mondo, e sta lentamente diventando un insediamento
permanente per le persone in fuga dalla Siria. Qui un gruppo di artisti
siriani hanno ricreato dei modellini in miniatura dei monumenti che sono
stati distrutti dall’ISIS. Questi piccoli modelli sono un atto di sfida
nei confronti dello stato islamico: i siti originali possono anche
esser distrutti, ma la ricca storia della Siria non andrà mai perduta.
In un colloquio con l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite
(UNHCR), Mahmoud Hariri, un insegnante d’arte e pittore siriano, ha
spiegato: “Questo è un modo per non dimenticare. Come artisti,
abbiamo un ruolo importante da svolgere. Molto di ciò che sappiamo delle
antiche civiltà e della preistoria ci è stato tramandato mediante
geroglifici o pitture rupestri. Le repliche sono state
realizzate utilizzando qualsiasi materiale, dall’argilla alla roccia ma
anche al kebab o al legno di scarto. Nonostante la povertà dei
materiali, i piccoli modelli sono un simbolo importante per raffigurare
la determinazione del nostro popolo".
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