Articolo originale da La Stampa
La lastra raffigura un Cesare su un triclinio con vicino un servo che gli versa il vino
Il reperto in mostra è una lastra di chiusura di una tomba |
NOEMI PENNA
TORINO
Di Palmira abbiamo negli occhi le immagini
della devastazione. Un’oasi nel deserto siriano, patrimonio mondiale
dell’umanità, saccheggiato e distrutto dagli jihadisti del Califfato che hanno
occupato l’antichissima città per dieci mesi. Uno scempio già accaduto nei siti
archeologici di Hatra e Nimrud, in Iraq, dove con asce, picconi, bulldozer e
kalashnikov sono stati distrutti reperti d’inestimabile valore. Ma uno di quei
preziosi cimeli ora si trova più vicino che mai, a San Mauro, e da mercoledì lo
si potrà anche ammirare in mostra a Palazzo Saluzzo di Paesana.
IN ESPOSIZIONE
Si tratta di una lastra
di chiusura di una tomba di Palmira, probabilmente romana, risalente al terzo
secolo dopo Cristo. Un bassorilievo con due figure incise: un Cesare su un
triclinio, con accanto il suo giovane servo intento a versagli il vino . Un oggetto così pesante, e d’inestimabile valore, su cui aleggia un
mistero: com’è arrivato in Europa? Quando e soprattutto con chi?
Un enigma che affascina anche il suo
attuale proprietario, il professor Maurizio Candiani, che lo ha acquistato a
gennaio a Parigi, da una mercante d’arte di St-Germain-des-prés. «Una
professionista seria che conosce bene i miei gusti e la mia passione per
l’archeologia mediterranea. Mi ha chiamato per dirmi che era venuta in possesso
di questo oggetto particolare, dagli Anni 60 appartenente ad una famiglia
tedesca. Ho chiesto maggiori informazioni e documenti ma, purtroppo, non mi
sono stati forniti. Come indizio ho solo il nome di una donna, la signora Rulhe
di Berlino», racconta. La lastra in calcare duro ora è stata importata
regolarmente in Italia e ha destato l’interesse anche della Soprintendenza dei
beni archeologici, che ha avviato la procedura per dichiarare il reperto di
Palmira un bene nazionale.
APPASSIONATO
Il professor Candiani è
appassionato di archeologia «da sempre. Insegnavo diritto alle scuole medie e ho
approfittato della prima finestra per andare in pensione – nel 1992, a 45 anni
– per dedicarmi a tempo pieno alla mia galleria d’antichità», a San Mauro. Ma
«la lastra di Palmira non è in vendita: fa parte della mia collezione privata e
in questi primi mesi l’ho tenuta in salotto, a terra, sopra una coperta di
velluto nero. Pur essendo grande solo 40 centimetri per 50 ci vanno due persone
per spostarla».
Lunedì sarà trasferita a Palazzo Saluzzo
Paesana, dove verrà esposta al pubblico per la prima volta nella mostra
«Antiche emozioni – Il passato guarda al futuro», organizzata
dell’Associazione Piemontese Antiquari in collaborazione con Ascom. In
esposizione, dal 7 al 10 aprile, ci saranno solo opere dal pedigree «molto
particolare», come una banda cerimoniale copta del Secondo secolo di Marco
Lombardo, sculture lignee bodhisattva di Ajassa e un’ancella in legno di
Sicomoro di Saqqara di 2500 anni fa, anche questa di Candiani. Un tuffo nel
passato per farsi avvolgere nel mistero e apprezzare uno dei pochi tesori
rimasti di Palmira, da cui nelle ultime ore sono arrivate solo immagini di
morte e distruzione.
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