giovedì 21 gennaio 2016

L'Isis rade al suolo il più antico monastero cristiano in Iraq: era stato costruito 1400 anni fa a Mosul

Da Huffingtonpost.it 20 gennaio 2016
L'Isis rade al suolo il più antico monastero cristiano in Iraq: era stato costruito 1400 anni fa a Mosul 

Il monastero di Sant'Elia, il più antico dell'Iraq, è l'ultima vittima della furia dei jihadisti dell'Isis, che da due anni a questa parte hanno compiuto distruzioni di chiese, moschee e resti di antiche città sui territori da loro controllati in questo Paese e nella vicina Siria.
Da tempo responsabili delle chiese cristiane ed esperti del patrimonio culturale temevano che l'edificio, vicino a Mosul e risalente a 1.400 anni, fosse stato distrutto dai miliziani dello Stato islamico come molte altre testimonianze della storia irachena dopo che si erano impadroniti di quest'area nel Nord del Paese, nell'estate del 2014. Ora l'agenzia Associated Press riferisce di averne avuta la conferma da fotografie satellitari commissionate alla società DigitalGlobe, che le ha confrontate con immagini realizzate in passato.
Il monastero di Sant'Elia, fondato nel 590 dopo Cristo e simile ad una fortezza, era situato su una collina che sovrasta Mosul. L'edificio era già in gran parte senza tetto, ma erano ancora visibili 25 stanze e una cappella. Secondo esperti che hanno visionato le immagini, le antiche mura di pietra "sono state letteralmente polverizzate" con l'uso di picconi, bulldozer e forse di esplosivi, probabilmente tra l'agosto e il settembre del 2014.
Sant'Elia era già stato teatro di tragedie e atti di vandalismo, anche ad opera di militari americani. Nel 1743, 150 monaci erano stati massacrati da un generale persiano perché avevano rifiutato di convertirsi all'Islam. Dopo l'invasione del 2003 che rovesciò il regime di Saddam Hussein, invece, i soldati della 101ma Divisione aviotrasportata Usa, che erano di stanza in questa regione, avevano ricoperto le pareti di disegni e vi avevano inciso l'aquila che è il loro simbolo. Fino a quando un cappellano militare statunitense, riconoscendo il valore del luogo, aveva cominciato un'opera di recupero e protezione e vi aveva celebrato messa.
Lo Stato islamico si è già reso responsabile della distruzione di luoghi di culto cristiani e islamici, mausolei e resti archeologici la cui esistenza considera in contrasto con la sua versione estremista dell'Islam sunnita perché favorirebbero l'idolatria. Anche se i miliziani del Califfato sono spesso stati accusati di salvare alcuni dei manufatti più preziosi e più facilmente trasportabili per venderli ai trafficanti di antichità.
Le distruzioni erano cominciate nel 2014 in Iraq, dove tra l'altro sono state devastati i resti delle città assire di Hatra e Nimrud e numerose statue sono state fatte a pezzi nel museo di Mosul. In Siria, invece, le distruzioni più gravi sono avvenute a Palmira, l'antica città-oasi con importantissimi resti d'epoca romana caduta nelle mani dell'Isis nel maggio scorso.
Sempre a Palmira, i jihadisti si sono resi responsabili di atrocità quali le esecuzioni nel teatro romano di 25 soldati siriani uccisi da miliziani adolescenti e la decapitazione dell'ottantunenne ex direttore del sito, Khaled al Asaad.

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